CORI

“Chi canta prega due volte” (S.Agostino)
 

I fedeli che si radunano nell’attesa della venuta del loro Signore, sono esortati dall’Apostolo Paolo a “cantare a Dio di cuore e con gratitudine salmi, inni e cantici spirituali.” (Col 3,16). Così come San Paolo invita le prime comunità cristiane al canto, anche i Padri della Chiesa esortano i fedeli a cantare lodi al Signore.
Dice Sant’Ignazio di Antiochia, nella sua lettera agli Efesini: “…E divenite ad uno ad uno coro, così che essendo unisoni in concordia, prendendo in unità la modulazione di Dio, cantiate in una sola voce per Gesù Cristo al Padre”.
Il canto, eseguito da tutta l’assemblea, è segno chiaro e vivo della Chiesa; la Parola si fa canto che sgorga dal cuore.
Il canto dell’assemblea, proprio perché non è individuale, rafforza la comunione ed esprime l’unità: “l’unità dei cuori è resa più profonda dall’unità delle voci” (Istruzione Musicam sacram 5). Il canto, dunque, non è inteso come espressione di lode privata, non è ornamento che si aggiunge alla preghiera dall’esterno, ma è un gesto che “manifesta in modo pieno e perfetto il carattere comunitario del culto cristiano” (Institutio Generalis de Liturgia Horarum 270). L’assemblea, come espressione viva della Chiesa e soggetto attivo della liturgia, deve intervenire all’azione liturgica facendo esperienza di comunione con il Mistero che viene celebrato: partecipa pienamente chi si immerge misticamente nel Mistero.
Ecco perché il canto non è mai stato considerato come uno sterile ‘riempitivo’ nelle celebrazioni o come qualcosa di superfluo: al contrario esso viene ritenuto “parte necessaria ed integrante della liturgia solenne. Il canto e la musica per la liturgia hanno come finalità la gloria di Dio e la santificazione dei fedeli” (Sacrosanctum Concilium 112). Canto e musica non sono finalizzati solamente ad un’estetica ornamentale del rito, ma sono esperienza orante fatta dalla Chiesa che celebra il Mistero pasquale di Cristo.
Tutti i pontefici, da Pio X in poi, hanno ribadito, in diversi documenti promulgati, l’importanza del canto e della musica nelle celebrazioni sacre.
Ricordava Giovanni Paolo II: “il canto popolare costituisce un vincolo di unità e un’espressione gioiosa della comunità orante, promuove la proclamazione dell’unica fede e dona alle grandi assemblee liturgiche una incomparabile e raccolta solennità” (Chirografo per il centenario del “Motu Proprio” di Pio X, 23 novembre 2003).
Il canto sacro è stato lodato nella sacra scrittura, dai Padri della Chiesa, dai romani pontefici; le testimonianze riportate ci fanno capire il ruolo e l’importanza che il canto e la musica assumono nella liturgia, anche se non sempre viene loro riservata la giusta attenzione.

E’ in atto un tentativo di unificare in un unico coro parrocchiale quelli esistenti.